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Villa Le rondini - Firenze

7 dicembre 2016 h.20,30

 

 

Ospiti d'onore 

 

artista

Antonella Sassanelli

 

giornalista

Duccio Mannucci

 

 

 

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lunedì 21 marzo 2011

 

Antonella Sassanelli si racconta a BeArtista

 

Pubblicato da marta.raimo

 

 

Scrittrice, ballerina, attrice ma soprattutto artista. Questa è Antonella Sassanelli che ci svela di sè e delle sue opere in questa intervista esclusiva.

 

Antonella nasce a Modena nel 1964 e cresce a Milano. Negli anni ’80 studia recitazione, mimo e danza jazz lavorando contemporaneamente in teatro e in televisione. Negli anni ’90 si concentra prevalentemente sulla scrittura  pubblicando racconti, romanzi e poesie che hanno poi preso corpo nei suoi lavori: dai quadri olio su tela, ad opere in cui i materiali e  le tecniche più diverse si fondono per dar vita a composizioni originali e d’impatto come nell’ultima personale dal titolo Iron&Rust.

 

Dunque Antonella, mi pali un pò del suo percorso formativo.

Mi sono formata da giovanissima nelle arti espressive corporee: danza, mimo e recitazione. In seguito la mia grande passione per la letteratura e la scrittura mi ha portato a frequentare corsi e salotti letterari. Ma cultura e competenze nel mondo delle arti visive sono venute frequentando l’ ambiente artistico: ogni artista è una scuola, e chiunque abbia la forza di esprimersi attraverso le arti è capace di regalare lezioni e insegnamenti.

 

Quali sono state le sue fonti di ispirazione?

 

Vivo di fascinazioni. La capacità creativa nasce da come sento situazioni ed emozioni. Possiamo chiamarli occhi interiori. Riporto sulla tela o cerco di riprodurre immagini cercando di porre la massima attenzione verso ciò che sento piuttosto che ciò che vedo.

 

Ho letto da qualche parte che ha sempre ammirato l’opera di Burri. Oltre a lui, da un punto di vista stilistico, mi piacerebbe sapere quali sono stati i suoi ‘maestri’, i suoi punti di riferimento.

 

E’ vero, penso che Burri sia stato innovativo, coraggioso, sommo. Ammiro analogamente anche se per motivi diversi Bacon e de Chirico: il primo per la capacità di svelarsi, il secondo per la sottigliezza nel creare mistero. Oltre al fatto che le loro opere sono di tale forza da poter essere naturalmente percepite e comprese.

 

Ho letto anche che spesso trae spunto da ciò che scrive e mi sembra molto interessante che lei cerchi di tradurre in immagini (dall’impatto più immediato) le emozioni espresse in prosa e poesia. Dunque potremmo dire di lei che è un’artista a tutto tondo?

 

Le parole aiutano ad esprimere ciò che si pensa, ciò che si vuole comunicare, per me da fine sono diventate mezzo, la via  fondamentale per arrivare a sfrondare ogni pensiero e portarlo a formarsi in un’ unica parola, un’ unica immagine.

 

Mi piacerebbe poi farle alcune domande su l’ultima mostra, Iron&Rust poichè mi hanno colpito molto i suoi lavori con il ferro e la carta: come è nata questa idea?

 

Le opere di Iron&Rust in ferro e ruggine scaturiscono dalla curiosità e dal desiderio di lavorare su supporti e materiali naturali, semplici, facenti parte dell’ ambiente quotidiano.

 

Da un punto di vista prettamente tecnico, mi interesserebbe sapere come lavora il materiale e come nasce una di queste opere.

 

Nascono dalla fotografia, alcune sono elaborate altre sono pure,

l’operazione è a togliere, anche in questo caso, decido dove lavorare con il metallo e sottraggo all’immagine ciò che non serve,  stampate su carta e congiunte al legno vengono poi dipinte ognuna con un suo percorso personale, specifico. Bagni, spugnature, pennellate di metallo e ossidi, che formano i chiaroscuri, le ombre e la luce.

 

Per quanto concerne le opere pittoriche invece, quali sono i materiali e le tecniche da lei più utilizzate?

 

Sono piuttosto irriverente sotto questo punto di vista. Dipingo a olio quando voglio vivere del tempo con me stessa, uso gli acrilici se ho fretta di vedere il risultato. La verità però è che le contaminazioni dei media sono sempre la cosa che mi affascina di più: scanner, camera, pittura mediale e tradizionale, materia, colle, e poi i supporti:  tela, polistirene, legno.

 

C’è un’opera alla quale si sente maggiormente legata?

 

Più che altro ce n’è una che guardo con particolare tenerezza. E’ “Fluidi” (libera da ogni male) [foto di apertura], una specie di scudo, per proteggere ed esentare dalla sofferenza tutti i bambini di tutto il mondo.

 

Cosa pensa del mondo dell’arte di oggi?

 

Nel mondo dell’arte oggi, come ieri, si trova un po’ di tutto. E’ necessario sfrondare, cercare e riflettere  solo su ciò che si trova di positivo, intrigante. E’ importante scoprire la sensibilità che delimita il mondo dell’arte, ma anche la concretezza delle opere che hanno valore. Gli artisti ci sono, le idee pullulano, è vero che non è un gran momento sotto il punto di vista degli investimenti per la cultura in generale, per questo gli artisti devono stare attenti agli speculatori, ai galleristi affittacamere, ma è anche vero che si stanno presentando realtà alternative, in cui curatori, collezionisti e appassionati dimostrano di essere legati e interessati al mondo dell’arte come nel passato.

 

Quali sono i suoi prossimi progetti? Verrà ad esporre a Milano?

 

Si, nel mio futuro c’è Milano e non solo per presentare i miei lavori. Mi trasferirò entro l’estate. Milano ha il  primato nel mercato italiano dell’ arte e della contemporaneità. Gallerie, artisti, collezionisti e addetti ai lavori hanno voglia di rispondere al mondo, attraverso il confronto e la continua ricerca di stimoli e sostanza. Il mio è un ritorno, dopo essere stata immersa nel mondo ovattato della provincia, tra colli e terme, rientro in città.

 

Dunque aspettiamo con ansia il ritorno a Milano della Sassanelli che sicuramente riuscirà a stupire il suo pubblico e a conquistare chi ancora non la conosce con la sua originalità, la sua ricerca e la creatività che  contraddistinguono le sue opere.

 

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http://www.equilibriarte.org/articles/418

 

Chiacchierando con Antonella Sassanelli

 

La Cognizione del Dolore

 

di Alessio Brugnoli



Un sabato a Milano, in cui il maltempo pare aver dato una minima tregua. Dopo aver visitato assieme una mostra, mi ritrovo in bar con Antonella Sassanelli, a spettegolare, a mangiucchiare e a bere margherita.

Ad un certo punto, mi racconta delle ultime sue ricerche, elaborazioni fotografiche su materiali non usuali. Mentre ammiro le immagini di quei lavori dal suo cellulare, mi scappa un sorriso ed apro la bocca per metterci fiato.

E' strano come tu, Daniela Mastrangelo e Dorian Rex, sono i primi nomi che mi vengono in mente, pur con percorsi e tecniche differenti, state convergendo su ricerche analoghe

Forse è lo Spirito dei Tempi. D'altra parte la foto tradizionale, dopo Mapplethorpe e le esperienze degli Anni Novanta, possa dire qualcosa di nuovo

E d'altra parte l'uso intensivo di Photoshop rischia di essere un vicolo cieco.

E' più un Gioco che Arte, in cui manca l'impegno e la sofferenza della ricerca

Ci son buoni tutti a prendere uno scatto banale, a pasticciare con i colori e metterci qualche texture, metterci un titolo ermetico ed atteggiarsi a geni. Ed alla fine il rischio vero di tale approccio è la banalità. Vista una foto elaborata, viste tutte.

Invece, con la post elaborazione, con l'uso del ferro, dello stagno si recupera, oltre ad una dimensione di fatica, di impegno e di sfida con la materia che costituisce la base etica dell'Arte, anche l'idea dell'unicità del pezzo.

Ogni opera è, un individuo, con la sua autonomia differente da ciò che ho fatto prima o che verrà dopo, negando la natura stessa della foto e dell'elaborazione digitale che è quella della replicabilità.

Tra l'altro, sai, come dice Ignazio Fresu, mi diverte avere un approccio sconsiderato alla materia che sia silicone, metallo o chi più ne ha, ne metta.

Pensa alla Danza di De Broglie. Ho messo di mezzo di tutto, dalle piastrelle allo scanner al filo.

Sai che ho sempre ho sempre ammirato Burri. Uno che con i sacchi, le resine e la plastica, roba che si comprava in ferramenta, mica in un negozio d'Arte, ha creato capolavori epici e drammatici


Sì, anche a me Burri fa impazzire

Non quello piccolino, fatto per vendere, tutti dobbiamo campare, ma quello delle grandi dimensioni, del respiro universale che canta il peso del vivere e della materia. Ci sei mai stato a Città di Castello ?

No, mai

Te lo consiglio, quando scendi a Roma, prova a fare una deviazione.

Però un'idea di quelle opere l'ho avuta l'anno scorso in Triennale, sai, con i suoi spazi permette di valorizzare le grandi dimensioni

Poi ho sempre contestato quelli che feticisticamente, sono attaccati alle vecchie tecniche ed ai vecchi materiali. Tempi nuovi richiedono paradigmi e media nuovi

Questo conservatorismo, tra l'altro, significa anche non conoscere a fondo la storia della Pittura. Pensa a quanto avviene nel Quattrocento, con Van Eyck, Colantonio, Antonello da Messina... Insomma, all'epoca avrebbero contestato l'introduzione della tecnica ad olio

E' vero. E mi domando, ai nostri tempi un Leonardo a cosa si sarebbe dedicato ?

Boh, forse al digitale.

Io non sperimento tanto per sperimentare. Mi vedo come un romanziere, come un Gadda, che scopre nuove parole e le mette a disposizione di tutti

O come un cartografo che disegna mappe di nuovi territori che altri esploreranno


Una curiosità che ho sempre avuto. Come nasce il tuo processo creativo ?

Dalla scrittura

Eh ?

Sì, io scrivo, scrivo, scrivo. Prosa, poesia. Raccolgo idee ed emozioni che lascio decantare per trasformarle in immagini che trovo più sintetiche

Sì, colpiscono di più, come pugni allo stomaco

Vero e sono più universali. Cioè, mi spiego. Quando si scrive, con l'esegesi e tutto, si vincola chi legge ad un'intepretazione rigida e predefinita. E' difficile uscire dal sentiero predefinito.

Mentre con l'immagine... Io lancio un'idea, uno spunto e da lì chi osserva costruisce il suo mondo.

Ti faccio un esempio. Pensa al ritratto di mia figlia, con i fluidi che scendono dal suo corpo.

Per me ha un valore liberatorio, un vodoo, un esorcismo per tutto il male che può capitarle.

Invece molti ne risultano disturbati, lo vedono come un atto di rabbia e di ferocia. Che stai pensando ?


Nulla

No, ti vedo taciturno e concentrato.

Osservo. Mi piace identificare le relazioni in ciò che mi circonda

Anche a me. I gesti, gli sguardi. Tutto ciò che costituisce un dialogo silenzioso, denso di mistero, di cui è necessario identificare la chiave per comprenderne il senso

Sai che mi ha tanto colpito la differenza tra le opere che hai presentato alla Danza di De Broglie e quelle al Turing Test ?

Rappresentano i due poli dell'animo umano, tra cui oscilliamo ogni giorno. Il nostro lato emotivo, tutta la rabbia, la ferocia con cui reagiamo a ciò che ci ferisce e che buttiamo fuori.

L'altro la concettualizzazione di ciò che viviamo, la corazza razionale che proviamo a costruirci, ma che la vita incrina.

Due aspetti opposti, insomma.


Più che opposti, complementari. Però, entrambe le tipologie di opere hanno un filo condutture che le unisce. Lo straniamento che provocano nell'osservatore.

Nel primo caso, dovuto alla tensione espressionista. Nel secondo, alla freddezza raggelante che sostituisce alla vita un vuoto pneumatico.


Giusto. Il punto focale della mia opera è la riflessione sul dolore. Questo è universale, benché ognuno lo viva in maniera differente.

Il problema è che non gli diamo il giusto valore. Vogliamo dimenticarlo, chiuderlo in un cantuccio. Invece, nella nostra vita è qualcosa di prezioso, come l'amore.

Non per le chiacchiere sull'espiazione. Il dolore invece è un ottimo maestro. Ci insegna molte cose su ciò che siamo. A perseguire strade nuove.

E' una spina nel fianco che però ci ricorda ogni giorno il nostro essere uomini, con le loro debolezze, ma con la loro grandezza.


In silenzio, ascolto le sue parole. Penso alle ferite che mi sono state inflitte, alla rabbia ed alla frustrazione di cui non riesco a liberarmi.

Accenno sorriso. Mi vengono in mente troppe cose. Arriva il cameriere, con nuovi drink ed un piatto di stuzzichini. E ricominciamo a chiacchierare sul più e sul meno, rompendo il silenzio.


Alessio Brugnoli - 14 maggio 2010
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Intervista all'artista Antonella Sassanelli

Questa intervista è stata fatta da Eros Tetti ad Antonella Sassanelli ed è pubblicata su ANTS Arte e artisti per la nonviolenza.

 

 

Parlaci un po' di te, da dove vieni, chi sei e soprattutto perchè e cosa ti ha spinto a  scegliere l' arte e di voler essere un artista?

Sono nata a Modena, cresciuta nell'hinterland milanese, residente in provincia di Padova: ciò che amo di più della Val Padana è l'abbraccio della nebbia, capace di rendere tutto più lento e umano.

 
E forse è proprio dalla necessità di trovare colore e calore nel grigio umettante della bruma, che è nata la mia esigenza di esprimermi attraverso forme d'arte. Riuscire a palesare il mondo come lo vivo dentro di me, come lo sento,  non  rispondente alla realtà oggettiva, ma tanto più vicino a una verità mia, è la grande magia che riesco a realizzare attraverso la scrittura e le immagini.

L'appellativo di artista, invece, devo confessarti che mi imbarazza un po'. Trovo che si abusi di questa definizione, come se ciò fosse garanzia di eccellenza o pregevolezza. In realtà io non mi definisco e non mi interessa rientrare in nessuna facile denominazione, poiché ritengo che ogni titolo sia una limitazione.


Allora andiamo subito al di là degli appellativi e delle etichette, se ho capito bene dici che attraverso l'arte trovi una strada per connetterti con una parte di te più profonda, più vera, dai approfondiamo questo punto... Riesci a descriverlo meglio?

E' vero. La via che percorrevo prima era quella della scrittura, poesie e racconti soprattutto ma anche un romanzo, alcune canzoni e filastrocche, eppure alle mie sensazioni e alla sostanza profonda di quello che desideravo trasmettere non mi sembrava mai di arrivare totalmente. Ora pensieri e riflessioni sembra si lib(e)rino attraverso la fusione di più forme d'arte, tramite le quali ottengo personalmente più armonia anche personale tra spirito e mente.

 
 Le mie opere sono definite intimiste e davvero devo fare uno sforzo notevole su di me per proporre agli occhi degli altri la povertà di alcuni miei sentimenti, lo squallore di talune reazioni, la liberazione dalle brutture più intime. Il mio riscatto è nel momento in cui l'opera è finita.

 La fruizione coinvolge chi è disposto a mettersi in gioco, guardandosi dentro per quello che è, accettando anche la debolezza di sé. E qui c'è lo svincolo: chi non si ferma alla prima apparenza di angoscia, può fare sua l'opera, e così farla rinascere ogni volta.


Allora Vai cercando un cambiamento attraverso l'arte, mi sembra di capire, un cambiamento personale, le tue opere spesso sfumate con colori particolari, le tue poesie un po' malinconiche, spesso si avverte un certo disappunto, una delusione che devi oltrepassare, ovviamente io sto interpretando, però verrei che tu ci parlassi di quel male di vivere che respiro e come dici tu nella risposta "guardare dentro quello che c'è!" Appunto cosa c'è?



Quando lavoro alle mie opere mi muovo in uno "spatium", ovvero nell'estensione di uno spazio che identifico in tre dimensioni: interiore, rivelata e manifesta. Il cambiamento e l'evoluzione personale fanno parte del vivere. Attraverso l'arte posso interpretare esperienze e sentimenti forti, li ricordo, li fermo, li accetto, gli do forma, poi giro pagina e vado avanti più consapevole, a volte più leggera, altre anche più libera.


"Dentro", là dove scavare è faticoso perché ci si mette di fronte alla parte più vulnerabile e meno costruita di noi stessi, c'è sempre un insegnamento positivo da trarre, una strada nuova, una sorpresa, una sfida da cogliere. Il bello della vita è che mentre lo scorrere del tempo ci rende ogni giorno più vecchi, interiorizzando il vissuto quotidiano abbiamo la possibilità di svegliarci tutte le mattine arricchiti e nuovi.

Allora facci entrare di più nelle tue opere, dicci che materiali usi, come li usi ma soprattutto cosa vuoi produrre in chi li guarda, cosa vorresti suscitare?


Arrivo alla rappresentazione visiva partendo dalle parole, dai concetti e dalle poesie che scrivo, a finitezza dei quali rifletto significati e simboli. Interpreto l'integrazione tra i diversi linguaggi senza remore nell'utilizzare ogni tipo di contaminazione. Sfrutto le possibilità date dalle moderne tecniche digitali, alle quali, per avere completezza, fondo materiali poveri piuttosto che tecniche tradizionali. Per questo mi sembrano così naturali l'uso dello scanner e l'elaborazione digitale come pure la pittura mediale riportati su tela da pittura e finiti con colori acrilici, ad olio, ma anche con stucco, colla, silicone o spago; lasciando riconoscibile ogni passaggio, ogni tecnica e materiale usato.

 

Oggi tutto il mondo sembra essere divorato dalla smania di prestigio, denaro e potere, ovviamente anche il mondo dell'arte ne viene contaminato, noi tutti ne veniamo contaminati! Quanto pensi che influisca questo su quello che cerchi di ottenere nelle opere e quanto pensi che ti influenzi nelle scelte artistiche e non che fai?

                          

 Nella nostra cultura il prestigio in quanto buona reputazione è segno di carisma e autorevolezza, il potere indica chi ha la capacità di compiere azioni forti che possono essere vantaggiose per la comunità, il denaro è il conquibus di scambio per le necessità materiali; certo è, che è nella smania che si perde qualunque accezione positiva di questi termini. Personalmente sono convinta di poter affermare che nella mia vita non c'è posto per questo tipo di frenesia. Credo che nelle mie opere sia chiaro che l'apparire è al servizio dell' essere, non c'è spazio per l' apparire in quanto sovrastima, piuttosto per un' analisi personale e sociale penetrante e a volte scomoda, non edificante ma costruttiva


Ok Antonella allora vorrei che tu analizzassi profondamente le tue aspirazioni più profonde e vorrei che tu ci descrivessi quel è il mondo che vorresti, come lo vedi, come lo sogni per te e per le generazioni che verranno


 Sogno un mondo d' amore. Forse potrai pensare che sono banale, poiché è una risposta priva di originalità, ma è questa la risposta che mi sento di darti. Sogno un mondo di bene condiviso, partecipato, disinteressato, ambizioso nel dare. Sono felice di essere parte del creato, ma non ho mai avuto una visione utopica di quest' ultimo. Se si rilegge il passato, non esistono momenti storici perfetti, auspicabili, ideali o meno cruenti di quelli attuali. Certo che dal cosiddetto mondo civilizzato ci si aspetterebbe una coscienza collettiva più sensibile ed altruista. Volendo essere realisti, invece, penso che sia proprio l'individuo a fare la differenza. Sono fortunata e grata di fare parte di questo tutto e ho dato alla luce i miei figli convinta fosse il più grande dono che possa esistere. Cerco di vivere e trasmettere loro valori universali, ma semplici: onestà, giustizia, amore. Non voglio che credano che al mondo siamo tutti uguali, ma insisto sull'uguaglianza dei diritti e delle opportunità, sulla conoscenza e sul rispetto delle differenze.
 

Essere realisti è sempre un buon modo per dire guarda che non sono mica ingenua, guarda che bisogna mettere i piedi per terra... Spesso questi sono modi per censurarsi e limitarsi, però come ci insegna la storia chi ha raggiunto cose veramente importanti per l'umanità è perchè ha saputo in un qualche modo lasciarsi andare al suo sogno... il pessimismo o la sconfitta a priori dello scettico non servono assolutamente a niente, anzi impediscono solamente il volo... L'arte è sostanzialmente un volo... un volo verso nuove dimensioni verso la sorgente della creatività, che si svela a chi ha il coraggio di cercarla... Come sta andando il tuo volo?

    

 Io volo così: afferro i miei sogni e i miei bisogni, li vesto di tenerezza e di un paio d'ali, mi apro alla magica pazzia di rivivere planando e mi risveglio immersa nell'arte.

 Come io mi esprimo attraverso passioni e conflitti interiori, così vengo ripagata dalle intime sensazioni che riesco a destare nell'anima degli osservatori.

Nell'ultimo periodo ho avuto soddisfazioni importanti, attraverso le mie opere sono riuscita a suscitare vivo e deciso interesse sia nel pubblico che negli addetti ai lavori e questo mi esorta a proseguire con ampio respiro i miei impegni artistici.

Per chiudere questa intervista... cosa vorresti aggiungere? cosa vorresti far conoscere di te e del tuo mondo?

 Gli incontri mettono in condizione di conoscersi, di sentire odori e affinità, di guardarsi negli occhi, di sorridersi, di ascoltarsi, di porsi in attenzione verso qualcuno o insieme verso le stesse cose. Gli incontri possono essere fatti di parole o di molti silenzi. Possono essere viaggi stando fermi, pellegrinando, passeggiando lentamente; possono essere faticose esplorazioni. Quello che so è che sono sempre spedizioni di ricchezza e che sono felice del cammino fatto con te. Questa intervista mi ha dato modo di raccontarmi ampiamente ed è stata l' occasione per manifestare i miei pensieri e descrivere il mio lavoro.

 

http://www.antsonweb.com/interviste/intervista-all-artista/antonella-sassanelli.html

 

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Sabato 27 ottobre dalle ore 20
su Novaradio Firenze 101.5

 

Pralina intervista
Antonella Sassanelli
su Arte e Nonviolenza
expo alla Stazione di Confine